Vordan Karmir: il segreto perenne del “miracolo d’oriente”
Traduzione e redazione dell’articolo sui risultati degli studi di Armen Sahakyan, candidato delle scienze biologiche, studioso e responsabile del reparto di medicina e botanica del Matenadaran.
In fondo al viale Mashtots di Yerevan si slancia un edificio che è il tesoro dell’Armenia, unico al mondo per la sua ricchezza, il suo contenuto e la soluzione architettonica: è il Matenadaran, l’Istituto di Ricerca dei manoscritti antichi. Quanti segreti e misteri custodisce questa istituzione, tra gli innumerevoli manoscritti armeni sottratti a un destino di abbandono! Ci vorranno secoli per decifrare le pagine salvate dalle fiamme e arrivate a noi dal fondo dei secoli, e per possederne il contenuto!
Il colore rosso armeno “Vordan Karmir”, o “rosso d’Ararat”, è una goccia sola nel mare delle informazioni ivi presenti: solo oggi, secoli dopo la sua scomparsa, il suo mistero appare parzialmente spiegabile, anche se già duecento anni fa erano iniziate le ricerche del sacerdote Sahak Tsakhkarar a S. Ejmiadzin. Questi aveva studiato e rielaborato i metodi per sgrassare la cocciniglia di Ararat ed era riuscito a ottenere alcune sfumature del Vordan Karmir, ma non il rosso intenso. Quei pochi colori che era riuscito ad ottenere, li utilizzava per i timbri dei Katholikos, e con ciò che restava, per decorare i caratteri iniziali sui manoscritti. Nonostante i pochi successi ottenuti in questo ambito, le prove del sacerdote-studioso furono di stimolo a ricerche volte a scoprire il segreto del colore Vordan Karmir. Ricerche che proseguono ancora oggi.
In questi anni, Armen Sahakyan, candidato delle scienze biologiche, studioso e responsabile del reparto di medicina e botanica del Matenadaran, è impegnato a decifrare le ricette (registrate nel patrimonio dei manoscritti e per la maggior parte redatte nella “scrittura segreta”) che trattano delle proprietà miracolose del Vordan Karmir. Attraverso queste antiche ricette è riuscito a recuperare alcune sfumature del Vordan Karmir, ma manca ancora il rosso intenso di Vordan che si usava più degli altri colori.
Le informazioni sul “Verme di Ararat” ci sono giunte tramite antichi manoscritti del V secolo, anche se notizie sul colore rosso proveniente dal verme rosso sono presenti nell’Antico Testamento. Dell’origine antichissima del colorante ci sono diverse testimonianze, tra cui, ad esempio, il tappeto armeno trovato negli scavi di un mausoleo del V sec a.C. nei Monti Altai. Il tappeto, conservato nel museo Ermitage di S. Pietroburgo, è quasi intatto, ed ha colori così intensi che sembra esser stato realizzato solo ieri. Gli esami di laboratorio hanno dimostrato che tra i colori usati per i fili della tessitura è dominante il rosso del Vordan. Attualmente anche nel Matenadaran si conservano manoscritti e miniature che hanno mantenuto l’intensità e la stabilità dei colori.
Il colore Vordan Karmir si otteneva solo dalla cocciniglia femmina, che al massimo può essere lunga 12 mm. L’utilizzo dei maschi non è efficace a causa delle loro piccole dimensioni. La lavorazione per ricavare il colore rosso era molto difficile e richiedeva molto tempo, perché la parte contenente le sostanze necessarie era solo il 2-5% del peso dell’insetto. Anche questo contribuiva alla crescita del suo valore, soprattutto nei paesi dell’Oriente, dove era quasi diventato oggetto di culto. Nella sua patria di origine, l’applicazione del colore “albicocca armeno” derivato dal Vordan Karmir era monopolio delle famiglie reali e dell’alto clero della Chiesa Armena. Con questo colore si tingevano gli abiti festivi dei re e dei nobili (il colore albicocca, a parte il suo effetto piacevole per l’occhio, dava anche ottimismo e buon umore a chi lo portava …), si inchiostravano i timbri reali e patriarcali (del Katholikos), si decoravano meravigliosi manoscritti. E con il colore albicocca firmavano i rappresentanti della Casa Reale dei Rubinyan.
Solo gli “Scelti” conoscevano il segreto della preparazione del Vordan Karmir. Il loro silenzio aveva un valore inestimabile. Per prudenza le ricette erano redatte facendo uso di scritture speciali, elaborate da persone che, sole, ne possedevano i segreti.
Il Vordan Karmir, per l’intensità e la ricchezza del suo colore, di una luminosità e purezza indescrivibili, col suo calore piacevole e la sua bellezza, per secoli stupì i viaggiatori stranieri: era il vanto dei mercanti di vari paesi, ed era considerato uno dei regali più preziosi fatti dai re. Lo chiamavano “il miracolo d’Oriente”. I vari invasori dell’Armenia saccheggiavano e portavano via soprattutto i tessuti e i tappeti tinti del rosso di Vordan. Vordan Karmir era il prodotto numero uno tra quelli da esportare. L’imperatore romano Aureliano, avendo ricevuto in dono dal re della Persia un tessuto di seta color rosso purpureo, lo espose nella sua corte, il che non lasciò indifferente nessuno: a Roma cominciarono a girare voci su un bellissimo tessuto tinto con il rosso di un certo insetto, nella lontana Armenia. Ma la fama più grande arrivò nel VII-IX sec., durante la dominazione araba. Oltre a tutte le proprietà del colore rosso, era molto apprezzato il fatto che non fosse di nessun danno o pericolo per l’organismo umano.
Purtroppo, nel corso della storia, a causa di condizioni non favorevoli per la cultura armena, si perse la tradizione del Vordan Karmir. Nel XV-XVI secolo ne sparì completamente la produzione a causa dell’arrivo sul mercato internazionale del colore rosso prodotto dal Dactylopius coccus, insetto che si trova in Messico e che presenta vantaggi rispetto a quello armeno: soprattutto perché si moltiplica cinque volte all’anno e vive sui cactus, mentre la cocciniglia armena vive sotto terra, attaccata alle radici delle piante, e solo una volta all’anno, nel mese di settembre, esce in superficie, il che impedisce la raccolta dell’insetto durante il resto dell’anno. Così, anche per il fatto che l’insetto messicano è meno grasso, diventa più facile l’estrazione del colore. Ma l’esperienza ha provato che il colore rosso messicano non dura nel tempo con lo stesso splendore e che, essendo l’insetto velenoso, diventa pericoloso e dannoso per l’organismo umano.
Negli ultimi tempi il largo uso dei coloranti sintetici ha fatto dimenticare completamente il Vordan Karmir. Solo nel 1978 fu fondata la riserva statale del Vordan Karmir nella pianura d’Ararat, ma col tempo l’aumento delle zone paludose e i bacini di allevamento dei pesci hanno ridotto di molto i territori dedicati alla coltivazione della cocciniglia. Ovviamente la riserva ha bisogno di attenzione da parte dello Stato. Infatti, se gli studiosi di oggi riuscissero a trovare il segreto della preparazione del Vordan Karmir, l’Armenia riconquisterebbe il monopolio nel mercato internazionale, come nei tempi antichi.
Da questo miracoloso insetto – lo si è provato – si ricavavano anche medicinali e prodotti cosmetici: oli, creme, lozioni e balsami che aiutavano a curare la pelle e la salute. Al Matenadaran, lo studioso Armen Sahakyan, con la sua qualifica di medico-cosmetologo, dopo dieci anni di studio dei manoscritti antichi è riuscito a ottenere, seguendo le ricette antiche, creme e oli che nutrono, proteggono, abbelliscono la pelle e rimandano di molto la comparsa delle rughe. Il giovane studioso appronta balsami e preparati naturali per curare le malattie del fegato, dei reni e il diabete. I preparati per curare il diabete vengono esaminati e sperimentati in vari centri medici di Berlino, e i risultati sono evidenti.
Speriamo quindi che un giorno possa essere riscoperto questo grande mistero, che permetterà di restituire all’umanità il miracoloso Vordan Karmir.
Pubblicato sulla rivista FRONTIERE – SHANTHI nel 2011 in un Dossier dedicato all’Armenia
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