L’Armenia esiste!
L’Armenia esiste! O meglio, esiste su alcuni libri di storia e di letteratura e su poco altro. Esiste un’Armenia “storica” e ne esiste una “moderna”, ritagliata a colpi di mitra nelle cartine geografiche odierne. Proprio all’Armenia “storica” mi sono legata leggendo le pagine de “La Masseria delle allodole” della Prof.ssa Arslan. Certo, avevo sentito parlare del Genocidio Armeno, ma mai in un contesto scolastico o universitario. Avevo letto poche righe a tal proposito sui manuali di storia quando frequentavo la facoltà di Lettere a Bari ma mai avevo preso parte a dibattiti su questo tema. In un Paese in cui si tengono convegni, dibattiti e presentazioni su qualsiasi argomento, la grande assente era ed è la questione Armena. Una cosa davvero singolare!
Ho quindi deciso di approfondire da sola questa tematica, accettando di scandagliare soprattutto il web, dal momento che vivo e insegno in Calabria e non ho a disposizione una biblioteca fornita in cui consultare testi specifici. Dunque a 25 anni ho iniziato a studiare queste verità dimenticate, facendo tesoro della bibliografia dell’Associazione Italia Armenia. Ho scoperto col tempo la poesia di Sevak, Varujan, Aganoor, ho cercato di farne tesoro prendendo a modello questi grandi poeti dimenticati. Ho potuto constatare con mano quanto sia difficile trovare in libreria testi che si occupino di letteratura armena e ancora più di Genocidio. A scuola, poi, nell’immaginario collettivo dei ragazzi, l’Armenia gode della stessa considerazione geografica di cui gode il Molise. Al di là della battuta facile… questo è un dato significativo e scoraggiante. Dopo questa sconcertante scoperta mi sono convinta che i nostri ragazzi debbano conoscere anche queste pagine di Storia e lo dico con la consapevolezza di chi svolge un mestiere solitamente bistrattato. Sono infatti una docente precaria di lettere della scuola secondaria e mai, dico mai, ho avuto occasione di leggere nei libri di testo adottati un qualche riferimento alla vicenda Armena. Mi sono chiesta cosa fare per cercare di colmare questo vuoto culturale. Ho cercato risposte tra i colleghi ben più anziani di me e, ahimè, ho dovuto constatare che la maggior parte ignorava questi tragici fatti. Ad un primo momento di scoraggiamento è seguita, in maniera del tutto spontanea, la fase di interventismo personale. L’autonomia di insegnamento mi permette di tenere ogni anno nelle classi seconde e terze della scuola media brevi lezioni (mai del tutto esaustive data la vastità della materia) sull’Armenia e sul Metz Yeghern, partendo quasi sempre dal commento delle pagine più belle di Antonia Arslan. Nulla di eclatante o di speciale, ma bisogna pur fare Storia e farla tenendo conto di tutti gli avvenimenti che la caratterizzano!
Cosa spero di ottenere da queste mie iniziative? Semplicemente vorrei che i ragazzi aprissero gli occhi sulle verità che troppo spesso ancora disconoscono. Mi piacerebbe che temi come questi facessero parte della Storia ufficiale, istituzionalizzata anche e soprattutto a livello scolastico. È importante che nessuno rimanga indietro quando si parla di Storia e di Storie dimenticate. Qualcuno cantava “La Storia siamo noi”. Ecco, io nel mio piccolo, con la mia didattica e le mie poesie cerco di farne parte dando il mio modesto contributo.
Il falò della vita
di Lia Grisolia
Infiamma le nostre mani levate al cielo
l’improvviso falò della vita…
un guizzo d’amore nei volti stanchi,
le orme di mille uomini e donne
le sabbie del deserto, le porte di Smirne, la diaspora.
Le ultime spade dell’Artsakh
difendono ancora oggi le chiese, i teneri giardini dei Giusti,
le case basse popolate ormai di spiriti e croci divelte.
C’è ancora una via per la libertà,
fatta di danze canti e cieli nuovi:
È nel grido degli ultimi poeti,
Varujan Arslan, Sevak.
È nei tanti armeni che restano ancorati a quel limes,
al monte Ararat!

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