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Corinna Canzian

intervistata da Massimo Rolandi

Massimo Rolandi

La prima domanda, inevitabile per tutti i nostri ospiti non di origine armena è…come è scattato, nel tuo caso, l’interesse per questa cultura così antica e di cui in Italia si parla così poco? Quale esperienza personale fu, nel tuo caso, galeotta?    

Cominciamo da un aneddoto. Avendo lavorato fra Svizzera tedesca e Germania, spesso mi sono sentita chiedere se fossi armena o di origine armena. Evidentemente la terminazione in –ian del mio cognome veneto poteva trarre in inganno. Purtroppo non ho ancora avuto l’occasione di visitare l’Armenia, ma ho avuto un primo contatto tramite la musica, e precisamente la prima volta che sentii il violoncellista Mario Brunello suonare Havun Havun. È un brano famoso, tradizionalmente suonato al duduk, tradizionale strumento a fiato armeno. Brunello ne ha proposto una versione per violoncello solo. Per me è stata la prima porta aperta sull’Armenia, è stato come piantare un seme. Ne sono rimasta così affascinata che anch’io ho prodotto la mia versione e la eseguo spesso come bis durante i recital solistici. Trovo sia affascinante far imitare uno strumento a fiato da uno a corda come il violino.

Foto di © Francesco Fratto – 29/03/2016 – Portogruaro (VE) – OEJ Video Agency

So che a maggio presenterete dei quartetti tratti dal repertorio di musica popolare armena che Padre Komitas trascrisse nelle sue lunghe ricerche. Ci vuoi parlare un po’ di questo lavoro?

Komitas trascrisse, pare, oltre 3000 canti popolari, anche se solo 1200 trascrizioni sono sopravvissute. In seguito le melodie da lui raccolte sono state arrangiate da altri musicisti per varie formazioni: duo, trio, quartetto ecc. Quelle per quartetto sono state arrangiate da Sergei Aslamazyan. Mi sembra bello e interessante partire dalla tradizione popolare e portarla in forma di quartetto, una forma musicale importante e diffusa nella cultura musicale occidentale. Essendo canti popolari si percepisce la componente vocale: il primo violino spicca per la cantabilità della sua linea melodica. Ne abbiamo scelti alcuni tra quattordici trascritti e arrangiati da Komitas e Aslamazian. Si tratta di brani suggestivi e lirici ma non privi di aspetti virtuosistici, che possono presentare tecniche interessanti per noi occidentali, soprattutto nella ricerca delle tessiture che imitano la voce umana. La sfida interpretativa è trovare un “colore” adatto. Altri brani sono invece più movimentati e danzanti, ricchi di ritmi complessi e particolari, testimoni delle diverse sfaccettature dell’umanità di un popolo.

Parlaci del tuo progetto dal nome bifronte, l’Academy “Gli Echi della Natura”, e la rassegna “Echi Urbani”? Come ti è venuta l’idea? Come imposti i tuoi workshop?

Gli Echi nella Natura Academy è un progetto nato nel 2019, che propone campus musicali per violinisti, violoncellisti e pianisti con percorsi tra musica e natura. Tutto ciò parte dalle Dolomiti Bellunesi e Pieve di Cadore, luoghi che amo fin dall’infanzia per via della passione per la montagna ereditata dai miei genitori.

Il mio desiderio è creare centri di riferimento culturali in contesti naturali importanti: nella bellezza della montagna si può trovare l’occasione di studiare meglio, di scendere in profondità, circondati da grandi spazi, meraviglia, silenzio, nuovi obiettivi e “altezze”. La nostra Academy vuole essere una scommessa per i giovani talenti che abitano questi territori.

Lavoriamo molto nella musica d’insieme: fare socialità e comunità, mettere fin da subito la musica in pratica e i ragazzi in gioco. Anche in contesti non tradizionali, intrecciando natura e divulgazione. Questo taglio proviene dal mio percorso: quando studiavo a Lucerna e Francoforte mi entusiasmava creare percorsi culturali per arrivare ai concerti, trovavo che fosse un’impostazione da portare con me anche quando sarei tornata in Italia.

La sede ufficiale dell’Associazione Gli Echi nella Natura si trova a Cortina d’Ampezzo e tra le sedi operative, quella di Varese è molto vivace. Da quest’anno partiranno iniziative anche nell’area dei nostri laghi prealpini, in una rassegna di appuntamenti dal nome “Echi Urbani” che si svolgerà da maggio a dicembre su diversi weekend dell’anno. Così ci siamo intersecati con Comabbio racconta l’Armenia nel weekend del 13-15 maggio 2022. Echi Urbani comincerà il venerdì mattina 13 maggio 2022 presso il Salone Estense di Varese con delle lezioni individuali condotte dal violoncellista Giulio Cazzani e da me, rivolte a studenti e studentesse di violino, viola e violoncello; il pomeriggio continua con il primo laboratorio di quartetto insieme ai vari gruppi selezionati; prima di sera ci sarà una visita guidata al Porticciolo di Capolago sul Lago di Varese condotta dalle guide di OfficinAmbiente (pare che in quel lido uno degli animali simbolo della tradizione armena abbia deciso di nidificare, una coincidenza affascinante). Il 14 maggio si inizia la mattina con il compositore Matteo Manzitti che terrà una conferenza sulla figura di Komitas e la musica armena a Comabbio, in Sala Lucio Fontana, quindi nel pomeriggio torneremo al Salone Estense di Varese per un training dinamico contro la paura da palcoscenico rivolto a studenti e pubblico; sempre presso il Salone Estense, la sera del sabato avremo un concerto speciale dove si esibiranno giovani solisti con la partecipazione straordinaria di Yenelina Arakelyan e Saténik Shahazizyan-Simonyan. A conclusione, la domenica 15 maggio parte la mattina con un laboratorio di quartetto aperto al pubblico, quindi a seguire dei concerti aperitivo dove verranno eseguiti i quartetti di Komitas. Per gli studenti che vorranno iscriversi c’è tempo fino al 26 aprile per prenotare il proprio posto e mandare la registrazione sulla seguente piattaforma: https://schoolraising.it/progetti/gli-echi-della-natura-2022/

Quali progetti hai per il futuro? Quali sogni (lavorativi) hai nel cassetto? Il lavoro che state preparando ti sta facendo venire voglia di approfondire lo studio della tradizione musicale armena? Di viaggiare e conoscere meglio quella terra? È possibile che sia l’inizio di qualche nuovo progetto?

Le idee sono sempre a legioni, poi ci si scontra con la realtà e si desidererebbe averne avute di meno. Forse un obiettivo è saperle dosare in base alla loro realizzabilità. Dal punto di vista concertistico ho diversi progetti solistici, un CD, e collaborazioni tra ricerca musicale e avanguardie. Riguardo alla direzione artistica e all’insegnamento sto pensando a nuovi percorsi sulla composizione. Parto da una domanda: perché nelle scuole si insegna a disegnare ma non a comporre? Bisognerebbe insegnare a sperimentare tramite tutti i sensi, tutti… A Francoforte sono invitata a suonare a concerti abbinati a workshop per le scuole elementari e i licei: un’occasione di cominciare a far capire come comporre, come organizzare i suoni fin da subito. Con Matteo Manzitti organizziamo laboratori di ideazione musicale per i ragazzi, ogni anno con un fil rouge un po’ diverso: per esempio per la prossima estate ci saranno campus estivi dove la composizione si integra con il movimento corporeo, la danza. Per me è stata una lieta sorpresa vedere come Gli Echi della Natura Academy abbia avuto successo in un periodo di pandemia, quindi in un periodo di imprevisti e difficoltà. Non dimentico però che è bello sognare e fare piani.

Per quanto riguarda l’Armenia: Havun Havun per me è stato il seme, e ne è germogliata una grande curiosità. Come docente e concertista mi piacerebbe far conoscere questa tradizione e cultura ai più giovani: sono loro le navi che la porteranno nel futuro.