Il paese racconta un Paese
La presentazione dell’autore:
301 è l’anno in cui, secondo la tradizione, l’Armenia accolse grazie a Gregorio l’Illuminatore, primo popolo nella storia, il Cristianesimo quale religione nazionale.
301 è anche l’articolo del codice penale turco che sanziona con pene detentive qualunque offesa allo stato turco o ad organi dello stato. Prima della riforma del 2008, ottenuta su sollecitazione del Parlamento Europeo, l’articolo in questione puniva, con pene più severe, ogni offesa all’identità turca ed è servito da base per molti procedimenti giudiziari contro intellettuali che contestavano la tesi ufficiale sulla questione armena, uno fra tutti, risalente al 2005, contro Hrant Dink, intellettuale di origine Armena e fondatore del giornale Agos, assassinato nel 2007 da un estremista nazionalista turco. L’identità di due paesi, Armenia e Turchia, sembra essere fondata, rispettivamente, sulla memoria e la negazione di uno stesso evento, il genocidio della quasi totalità della popolazione Armena dell’ex impero Ottomano (i numeri variano da un milione a 1.500.000 vittime), pianificato e messo in atto, tra il 1915 e il 1916, con strascichi fino al 1924, dal Comitato Unione e Progresso (altrimenti noto come Giovani Turchi). Il progetto, reso possibile da una borsa di studio concessa da SACI (Studio Arts College International) e dal sostegno di un mecenate (Famiglia Dombalagian), si propone di documentare visivamente come il genocidio, la sua memoria in Armenia, che cerca ostinatamente di tenerne vivo il ricordo, e la sua negazione (che ne è una paradossale forma di memoria) in Turchia, sia parte della vita e dell’identità dei due paesi, ed è articolato in tre fasi: Armenia, Turchia, Siria e Libano, luoghi, questi ultimi, in cui ebbe fine la marcia verso il nulla delle province Mesopotamiche che condusse a morte per fame, inedia ed esecuzioni di massa, centinaia di migliaia di Armeni.